Questa settimana, coi 4 post dedicati alla scoperta della ”mia Venezia”, vorrei portarvi al Campo dei Gesuiti.

 

Se siete nei paraggi concedetevi una sosta e due passi attorno, perché il luogo davvero merita il vostro interesse.
La sosta la potete fare in uno dei bar del campo, o anche in una pizzeria facendovi accarezzare in viso dalla brezza che soffia attraverso la stretta apertura sul mare delle Fondamenta Nuove.

Ma, se preferite, io consiglio anche una più economica sosta sulle panchine (ci sono ancora) seduti al fresco sotto a quegli alberi… magari fin che leggete questo post che vi siete salvati.

In foto, dietro alla fontanella, potete scorgere il lato meno nobile ma pur sempre interessante di Palazzo Zen.
La facciata che fa vera mostra di sé (quindi della casata) dà sul rio di fianco, proprio dietro l’angolo.

Forse alcuni di voi lo ricordano; tempo fa ho pubblicato un post (trovate anche un articolo sul mio blog) che parlava dei fratelli Zeno (o Zen en venexian) che forse per primi ”scoprirono” l’America, siamo sul 1400 circa.
Ecco; la famiglia è proprio questa, abitavano in una casa precedente, essendo il palazzo del 1540 circa, progettato da uno Zen appassionato di arte e architettura.

La facciata, ottenuta dalla fusione di tre palazzi, è lunghissima, dubito troverete una foto che ve la mostra frontalmente con efficacia… magari si potrebbe chiedere a qualcuno che abita nelle case di fronte, no? 🤔
Il piano nobile ha quattro bei balconi di pietra, pure ben scolpiti, sorretti da possenti mensole; fermatevi sotto!
Il palazzo ha di singolare il fatto che porta tracce del passaggio dal gotico veneziano (vedi i tipici archi acuti, ma troncati) al rinascimento e per i palati più fini, comprende l’impiego di archi inflessi.
Per chi lo osserva: anch’io mi sono chiesto che c’azzeccano gli archi murati (li hanno chiusi dopo per paura dei ladri? Un errore? Si sono dimenticati di forarli? … )
Ho letto che lì vi andavano, o forse c’erano, delle pitture di allegorie, per capirsi un effetto simile alle nicchie con le statue. Mistero spiegato.
Prima che me lo chiediate: no, il palazzo non è visitabile ed è abitazione privata, ma dicono che gli interni sono…. WOW!

Passata la facciata c’è un campiello, un piccolo campo, appunto 🙂, con un affascinante capitello di pietra bianca coevo al palazzo. Io lo fotografo ogni volta che ci passo davanti!
Infine, c’è chi sostiene che girando attorno al palazzo, osservandolo attentamente, si riescono a scorgere i resti degli antichi affreschi che ornavano le facciate, eseguiti nientemeno che dallo Schiavone e dal Tintoretto in persona…. ma questo fa parte della magia di Venezia. 🤩
Domani continuiamo con la descrizione del campo, tra cui il magnifico convento di un antico ordine soppresso, scuole (i nostri ordini professionali per capirsi), una ”corte sconta” (nascosta), l’arrivo della Compagnia di Gesù… ecc.
Ciao! 🖐🙂

Guardandovi attorno nel Campo dei Gesuiti, potete scorgere le tracce lasciate sull’edilizia dall’antico Ordine dei Crociferi.
L’edificio basso e allungato che nella forma ricorda una capanna con 4 camini esagerati, era uno degli ospedali dell’ordine, questi infatti si occupavano di curare le persone e i soldati feriti in guerra (crociate).
L’edificio, ora museo (Oratorio dei Crociferi), è rimasto pressoché uguale nelle forme, parliamo del 1200 circa ed è attaccato al palazzo che abbiamo visto ieri, Palazzo Zen, probabilmente c’era, o c’è ancora, un passaggio sospeso che andava in una cappella al suo interno. Infatti, tra le opere, ospita un interessante ciclo di tele a soggetto religioso di Palma Il Giovane.
Ma I Crociferi, poi ricordo soppressi, nel campo avevano anche la chiesa e il convento, proprio di fronte all’ospedale.
Il complesso, sapientemente ristrutturato, ora sede di università, ha un accesso libero. Entrando potete ammirare il chiostro e servirvi del bar che offre l’opportunità di bere qualcosa sopra alla terrazza in legno sul Rio dei Gesuiti, a prezzi studenteschi 😉

Nella foto di oggi potete ammirare la scala che porta al piano superiore. Il complesso era molto grande; l’edificio attuale corre lungo tutto il campo fino alla chiesa. Sulle pareti esterne lapidi e tracce delle “scuole” che erano ospitate nei secoli. Impossibile non fermarsi a contemplare la vera del pozzo gigantesca, bianchissima di Pietra d’Istria, esagonale. Pensate; ha mezzo millennio.
Economicamente i religiosi stavano molto bene, ricevevano cospicue donazioni; quante coscienze da ripulire a Venezia 😄, basti pensare che alcune tele di Tintoretto e persino un capolavoro assoluto di Tiziano, li possiamo ammirare oggi grazie a loro.
Ho letto che l’ordine fu soppresso a causa della sua… ”leggerezza”, diciamo così. In quelle stanze, spesso subaffittate, si faceva di tutto.
Sparirono nel 1656 per mano di Papa Innocenzo X. I beni vennero confiscati dalla repubblica… e arrivò la Compagnia di Gesù.
Ciao! 🖐🙂

Affascinante, no? 🙂
Abbiamo parlato del Palazzo che caratterizza il campo e dell’ordine dei Crociferi soppresso e del loro antico ospedale, detto oratorio.
I due edifici sono attaccati in questo punto molto particolare, dove probabilmente c’è un passaggio sospeso.
Il sottoportico invece conduce a una corte sconta (nascosta) molto interessante.
A Venezia ci sono diverse corti che sfuggono al nostro occhio.
Delle volte basta infilare un sottoportico, anche da una calle affollata, per scoprirne una con tutta la sua magia.
Il toponimo: “Corte de le Candele“, probabilmente è dovuto al fatto che secoli fa c’era una fabbrica di candele: essendoci molte chiese ed essendo la capitale (della Serenissima) luogo di pellegrinaggio, erano molto richieste.
Tra le facciate ristrutturate e quelle antiche, potete contemplare le varie geometrie delle finestre, bellissime le trifore con balconcino a tutto tondo che contrastano con le finestre quadrate sopra. E che dire di quel camino al primo piano, sporgente, sorretto da due piedi di marmo bianchissimo sprofondato nel cotto?
Passando il nostro sguardo sui vecchi intonaci che si sgretolano cadendo a terra, (mi pare però che sia stato da poco ristrutturato), potremmo imbatterci inconsapevolmente in una pennellata del Tintoretto.
… Ma tutto questo avveniva ben prima dell’arrivo della Compagnia di Gesù. E domani vediamo che segni ha lasciato nel campo.
Ciao! 🙂🖐

 

 

Ed eccolo il contributo al campo lasciato dai Gesuiti! 😍
Che dire… la facciata bianchissima è enorme, resa ancor più imponente dalla ristrettezza degli spazi e dalle possenti colonne che escono fuori. Sopra a queste, enormi statue scolpite dalle migliori maestranze del momento… eh sì, i ricchissimi Manin non ne avevano per nessuno.
Ma facciamo un salto indietro.
Eravamo rimasti ai Crociferi, che avevano ospedale, convento e chiesa, poi soppressi dallo stesso Papa.
Nel frattempo un certo Ignazio di Loyola aveva dato avvio a Venezia alla Compagnia di Gesù, siamo intorno al 1535. Avevano la loro base dalle parti dove ora sorge la Chiesa della Madonna della Salute, e vi rimasero a lungo finché non furono espulsi – tutti quanti – dalla Serenissima (ve lo immaginate un provvedimento simile ai giorni nostri?) come conseguenza alle faccende inerenti il solito discorso del ”potere temporale”. (E si ritorna a Paolo Sarpi. Ma è troppo complicato parlarne ora).
Insomma, la faccenda del loro allontanamento andò avanti parecchio, e poterono tornare solo dopo cinquant’anni, nel 1657.
Ci si accordò per assegnare loro le ex proprietà dei Crociferi, ma la chiesa e il convento non erano all’altezza del nuovo ordine.
I Gesuiti vollero una chiesa nuova, impattante (e si vede) in grado di mostrare il loro spessore spirituale e politico, ma anche quello di inflessibili e precisi studiosi… insomma; cercando consensi anche tra gli intellettuali della capitale (della Serenissima) e di Roma.
L’operazione grandiosa riuscì, grazie ai Manin, una famiglia ricchissima originaria del Friuli che ci mise quasi tutti i soldi.
Dorigny, Torretti, Bonazza e altri artisti lavorarono alla facciata e agli interni…
che fatica dover tagliare adesso. 😅

All’interno, appena vi siete ripresi dall’emozione, a sinistra subito uno dei capolavori di Tiziano. Il notturno ”Martirio di San Lorenzo”, mentre in fondo alla navata, nel transetto a sx, un clamoroso Tintoretto, davvero molto fantasioso e ”fatto alla maniera del Veronese” (pala dell’Assunzione della Vergine, era la pala d’altare della Chiesa dei Cruciferi).
Già solo questi due dipinti basterebbero per una visita a Venezia. Ora possiamo tornare a casa 🙂

Bianco, verde e oro!
Che pavimenti! E le pareti: sono di marmo bianco, tutto lavorato con inserti di verde serpentino, persino il pulpito laterale ha i drappeggi di marmo, che a non saperlo non ci fareste caso perché vi sembra ricoperto da un semplice buon tessuto.
Mi pare che solo qualche spazio della chiesa non sia inciso ma intonacato.
L’altare maggiore ha un gioco simile a terra, poi sale con colonne verdi tortili che richiamano al Bernini. Il tabernacolo sotto va oltre, bisogna vederlo almeno in foto… oro e lapislazzuli e sculture… sembra una piccola chiesa/scrigno.
Poi, da non perdere: Statua dell’Arcangelo Michele, del Torretti, alcuni monumenti funebri e la sacrestia ricoperta di dipinti su soffitto in legno.
Bene!
Controvoglia, ma terminerei qui.
Spero che questi 4 giorni al Campo dei Gesuiti vi siano piaciuti, e che siano stati di compagnia a chi, purtroppo, non è più in grado di rivedere questa nostra meraviglia unica che è Venezia. Al prossimo percorso.
Ciao! 🙂🖐