Oggi cerco di tener fede all’argomento del mercoledì dedicato allo scrittore, intendo chi vi scrive ora. 😄

Dopo esserci goduta una delle tante meraviglie di Venezia, Campo S. Agnese d’inverno 📸, passo, per chi lo vuole, a una domanda.

Perché ho scelto il self-publishing? (L’auto-pubblicazione). Ovvero perché ho deciso di essere un autore indipendente? (Questo spiega perché trovate i miei libri solo nelle librerie on-line).

– Perché voglio essere libero da imposizioni dettate da linee editoriali…

– Perché capitasse, voglio partecipare ai talk Tv che solo io decido…

– Perché voglio essere responsabile e vigilare su tutti i passaggi, dal titolo alla copertina, dal prezzo al…

Balle! Scherzavo dai! Ci siete cascati. 😄

Anche se devo dire che un paio di queste convinte affermazioni le ho lette davvero da qualche parte, e non in maniera ironica. Beati loro… 🙄

Dai, su! Chi non vorrebbe pubblicare un romanzo con Mondadori o altre grandi case editrici? Almeno provare una volta. Magari senza doversi umiliare e prostituire in TV?

Ma allora il mio è stato solo un mero ripiego? 🤔

Ni, non proprio…

Tanti anni fa, forse 25, ho deciso di lasciare il lavoro da dipendente (dipendente precario, ma pur sempre dipendente…) per trasformare un hobby in una professione. Passare dai 5 acquari che curavo in cantina 🐠🐟 alla realizzazione di un vero allevamento.

È stato facile?

No! Per niente. 😅

Almeno i primi anni è stata durissima, in alcuni momenti ho dovuto persino mettere da parte, diciamo pure buttare alle ortiche, la mia dignità.

In pratica professionalmente ho fatto un salto all’indietro, che dire… come passare da una carica ministeriale a operaio di una fabbrica tessile dell’Inghilterra Vittoriana; quelle coi bambini senza un braccino o storpi. Avete presente? Ecco!

Ma torniamo all’inizio; in seguito alla folle idea – si dice originale 🙃– ho cercato appoggio da qualcuno che avesse già un allevamento di pesci tradizionale, un’acquacoltura insomma, promettendo che con un po’ d’impegno sarei riuscito a produrre, nel senso di far nascere, quello che interessava loro, fossero state trote, carpe, branzini ecc.

“Datemi una possibilità e vedrete! Chiedo in cambio solo di poter fare i miei pesciolini che occupano pochissimo spazio”.

Niente da fare. Le mie proposte quasi al limite dell’autolesionismo non suscitarono alcun interesse. 🤷‍♂️

Ho tenuto duro e sono riuscito comunque a iniziare dando un mano e pagando l’affitto ad una piccola azienda agricola.

Dopo sei mesi ho iniziato a vendere i primi pesci a un grossista, voi non immaginate quale sia stata la soddisfazione. Poco dopo ho dovuto persino trovarmi un commercialista.

Dopo due anni che Branchie (la mia aziendina) fatturava dignitosamente, ho ricevuto delle offerte di collaborazione, alcune proprio in direzione di quello che desideravo anni prima, una prevedeva persino di trasferirmi in Africa per una holding… avrei anche combattuto la fame. Roba grossa. Non male.

Ovviamente non potei accettare, però, ripeto, più di qualcuno chiese la mia collaborazione, persino una delle persone che avevo contattato anni prima, e pensate, fu molto insistente. Dissi di no. E per forza, con la fatica che avevo fatto!

Morale?

Beh, tutto questo discorso, quasi una metafora, ha un suo senso, non credete?

Così, per adesso, piuttosto che frequentare brutte compagnie visto che il mondo dell’editoria pullula di Lucignolo e imbonitori, me ne sto da solo… magari prima o poi qualcuno si accorge che riesco davvero a far nascere i pesci 📚… basta che non sia troppo tardi però.

Se ci pensate talvolta succede così anche con i grandi amori. È la vita.

Ciao! 🤭