Buon venerdì 🙂

📸 San Francesco della Vigna.

Come racconto oggi vi propongo questo monologo rivolto ad Anna tratto dal volume 3 che sto completando in questi giorni.

Lo ripropongo perché mi è molto piaciuto.

Chiedo alle fan di Anna un po’ di pazienza; chiudere questo terzo volume non è semplicissimo. Vi sono profondi collegamenti con tutte le altre vicende che le sono accadute fin dall’inizio, svelarli significa mettere un po’ fine alla collana… diciamo che sono combattuto se chiudere la storia de La Organista con questo romanzo, quindi una trilogia, o se continuarla… voi che ne dite? 🤔

[…]
“Hai il dono delle note Anna, le hai in testa. È per questo che lui ti ha portato fino qui. Il tuo tritono non lo puoi uccidere, perché è tuo, tu l’hai creato dal momento che l’hai sentito e fatto vivere nella tua testa. È un’illusione acustica se vuoi, ma ce l’hai dentro e lì dentro vale tanto quanto fosse reale. Se io adesso te lo cavo fuori, lui se ne impossessa.”
Pausa.

Sospiri.

“Anna? Esiste il suono? Esiste la musica? No, è solo nelle nostre teste. Esiste l’assenza di musica? Immagini il silenzio, ma quello che ascolti è solo la sensazione di silenzio, perché tu sai cos’è il suono.
Tu sogni di suonare Anna? Certo, e come ci riesci se nella tua stanza nulla sta suonando e non vi sono suoni?
È l’immaginazione mi dici tu. Certo, ma come fa? Non capisci che dentro di te c’è il suono che poi si articola in musica?”

Pausa.

Tante domande retoriche che si sviluppano su una specie di teoria onirica, metafisica, quasi filosofica.
Ora la chiesa è buia, tolte le lucine e i lumini degli altari.
“Dentro di noi da qualche parte c’è il suono, la musica Anna. Alcuni sogni sono più veri del reale, se tu non fossi in grado di svegliarti, nemmeno sapresti di aver sognato fino al risveglio. Ma lì esso arriva, sei precisa quando riesci, sublime, ti ecciti ti esalti. No, non è immaginazione questa, noi la musica ce l’abbiamo dentro… da qualche parte.”

Pausa… lunga pausa. È notte!

A stare seduta immobile il sedere inizia a farmi male. Faccio per dire qualcosa, ma ricomincia.
“Noi le abbiamo dentro: il suono e la musica ci sono state date come dono.”
Si gira fissandomi, le sue pupille riflettono la lucina sopra gli spartiti. Ha la faccia assorta, ma consapevole. Se prima mi sembrava il Fuhrer quando alzava lo sguardo al cielo in preda ai suoi deliri teatrali di onnipotenza, che funzionavano: eccome se funzionavano, ora sembra uno di quei busti dei filosofi greci.
Alza la mano, muove l’indice davanti al mio naso. Sussurra, attento a non farsi sentire.
“Lui no! No-no, non ce l’ha. E l’anela, eccome se l’anela. Lo spazio che separa lo zero dall’infinito, il mortale dall’immortale. Lui vuole rompere questo spazio. Annullarlo.”
D’improvviso mi afferra le spalle e mi scrolla come un burattino!
“Lui vuole sentirti suonare Anna! Ti ha dato le note, ma non può sentirle, tu gli servi! Vuole che risolviamo il tritono ma con una scala discendete, l’opposta della tua, lo capisci?”