Con i 4 post – 1 percorso di questa settimana vorrei condurvi alla Giudecca, più precisamente su un piccolo lembo di terra; l’isoletta di San Biagio.
E allora che c’entra questa foto del centro, seppur molto bella?! 🤔
Pazienza…

La Giudecca è un’isola molto allungata che potete ammirare dal lato sud della città. A me piace molto, anche se purtroppo è da qualche anno che non ci vado.
Mi piace perché unisce l’antico al moderno, l’arte all’archeologia industriale; essendo stata sede di diverse industrie, persino di studi cinematografici: la Scalera Film.
E poi ci sono grandi tempi sacri, si pensi al Redentore così possente e presente a contrastare il fascino di sontuosi palazzi scomparsi, di cui ci rimangono poche note storiche sui libri o nella toponomastica.
Questa settimana, però, ripeto, vorrei parlarvi solo di un suo piccolo lembo affiorante dalla acque, dove ora sorge il mastodontico Molino Stucky.
Questo enorme edificio è legato in modo molto stretto alle sorti della famiglia Stucky. Ho già pronto un libro da ritirare che ne parla, uno dei tanti, tanto furono intense le loro vite. Nell’attesa cercherò di dare il mio meglio.
Hans, nonno Stucky, originario della Svizzera, arrivò a Venezia dopo un’esperienza di mugnaio dalle parti di Treviso, nel 1840 circa. Il suo molino azionato a vapore era dentro a una chiesa antichissima poi rimaneggiata, mentre il campanile fungeva da ciminiera… no dai, ma davvero Andrea?!
Certo! Ed ecco spiegata la foto di oggi. Siamo sul meraviglioso Rio di San Girolamo e la chiesa che vedete sulla destra è proprio quella! San Girolamo. Magia di Venezia! 😍
Come già detto, fu usata come molino da nonno Stucky, dal 1840 per ben cinquant’anni, molino mosso da macchine a vapore dell’epoca; immaginate il fumo nero che usciva da quel campanile.
Poi, divenne fabbrica per glucosio, e infine il povero campanile/ciminiera fu abbattuto perché pericolante. Per nostra gioia, la chiesa è oggi tra quelle visitabili.
Hans sposò una veneziana da cui nacque Giovanni. Fu questi che dopo aver studiato per mezza Europa ed essersi specializzato nelle più moderne tecniche di produzione industriale, decise di fermarsi a Venezia per continuare la tradizione mugnaia della famiglia.
Domani vedremo la creatura architettonica, unica nel suo genere, di Giovanni Stucky, realizzata sull’Isola della Giudecca.
Vi lascio con una specie di enigma che svelerò alla fine dei 4 post: tolti gli affreschi antichissimi che ogni tanto saltano fuori da qualche crepa nascosta, avete mai pensato a quale potrebbe essere la prima pittura realizzata nelle acque della laguna?

 

Ed eccola la creatura di Stucky figlio! 😍

Guardate la fabbrica di fianco dei tessuti di Fortuny, sembra minuscola.

Anche se ho trovato molto affascinante l’idea di nonno Stucky di aprire un mulino dentro a una chiesa dimessa, usando il campanile come ciminiera (post di ieri), qui siamo decisamente su un altro livello.

La prima volta che ho visto il molino ero su un vaporetto giro-città, comparve d’improvviso; fu una visione.

Tuttora, quando lo osservo dalla riva opposta, alle Zattere, specie se c’è nebbia, il mio pensiero corre subito a ”La Fabbrica di Cioccolato” o ad altri palazzi fantastici di qualche film di fantasia.

Eh! Giovanni Stucky pensò in grande, realizzando un mulino gigantesco, di mattoni, ma sull’acqua; ottima intuizione, diciamo pure geniale, soprattutto per la logistica dei tempi via acqua (mancava poco; ma non era ancora arrivato colui che faceva arrivare i treni in orario 🙂) e ovviamente per rifornire una Venezia molto più popolata di oggi.

Il complesso industriale, immenso, era mosso da macchine a vapore anziché da meccanismi collegati meccanicamente ai fiumi come in terraferma, ed era interamente illuminato a gas, quindi in pratica lavorava h24! 💪

E infatti andò alla grande, dopo pochi anni dalla sua inaugurazione, nel 1884, passò da centinaia di quintali di farina prodotti al giorno, a migliaia!

Urgeva un profondo ampliamento, così incaricò un’archistar del tempo (immagino), l’architetto tedesco Wullekopf, che creò verso fine ‘800 questa opera straordinaria e innovativa in stile neogotico, partendo dalla forma primitiva: praticamente uno scatolone. 😄

La facciata centrale col nome del ”paron” (il padrone in veneto) sormontata dal gigantesco orologio e la torre laterale, divenne un classico dell’era industriale in Italia, e, aggiungo io, forse lo è anche nell’immaginario collettivo quando pensiamo a queste enormi fabbriche, alcune sopravvissute e divenute archeologia industriale.

In breve tempo, il figlio di un mugnaio emigrato in Veneto… il Veneto impoverito, umiliato e straziato dell’800, e già la dice tutta, (nonno Hans era presente durante la rivoluzione contro l’Austria del Manin!) divenne uno degli uomini più ricchi e stimati del suo tempo.

Indiscutibilmente il più ricco di Venezia. Dava lavoro a moltissima gente, 1500 operai direttamente; pensate all’indotto, e fece del bene anche alla città; fu ad esempio uno dei fondatori della Biennale.

Ricco e benvoluto, stando alle cronache, poteva concedersi come dimora l’attuale Palazzo Grassi sul Canal Grande.

Niente sembrava frenare la sua ascesa, ma purtroppo noi non siamo (sempre) padroni del nostro destino…

 

 

Venezia: là in fondo c’è la torre del Molino Stucky.
Stucky Giovanni, proprio sul più bello – aveva avviato un qualcosa che ha a che vedere col concetto moderno di holding e di globalizzazione – un giorno qualsiasi del mese di maggio 1910, mentre era in stazione Santa Lucia, venne raggiunto da una “coltellata” alla gola.
L’assassino, un ex dipendente mezzo squilibrato che era stato licenziato, lo colpì con letale precisione con un rasoio da barbiere… (Ma come si fa a commettere un gesto simile?! Con i soprusi che ho subito io e anche altri, nei vari contesti lavorativi, mi chiedo che cosa avremmo dovuto fare noi?)
La carotide completamente recisa non gli lasciò che pochi attimi di vita. Probabilmente l’ultima immagine che vide, fu quella del viso sconvolto del figlio Giancarlo che tentava di fermare i fiotti di sangue, che zampillavano dal collo lacerato.
Oggi la finirei qui, nel scrivere queste poche righe mi sono un po’ depresso, ma erano doverose.
Concludo: il figlio non fu all’altezza del padre, diciamo che non fu abbastanza taglione per condurre una simile impresa industriale, in un’epoca di dittatura molto difficile tra l’altro.
Vendette tutto l’impero, o ciò che ne rimaneva, per una miseria pagando i debiti, e si trasferì con mamma in un appartamento.
Fu trovato morto, dopo pochi anni, nell’ottobre del 1941. Non si è mai capito se fu suicidio o morte naturale.
Gli Stucky riposano nella tomba di famiglia sull’amena Isola di San Michele… almeno quello.
Domani vi racconto cosa ho scoperto di interessante sui dipinti antichi (ricordate l’enigma?)… e scusate se vi ho rattristito, ma questa andava raccontata.

Dopo la pagina un po’ cupa di ieri, oggi chiudiamo il percorso che ci ha fatto conoscere un po’ di storia dei Stucky e del loro grandioso molino.
Diversamente dal solito, anziché una mia foto, vi metto un bella veduta di un pittore ”nordico” innamorato, a quanto pare, della città, di cui realizzò molti dipinti nella prima metà del ‘700. Il suo nome era Giovanni Richter. L’immagine è tratta da Wikipedia e mostra come era l’Isola di San Biagio della Giudecca.

Oggi vorrei tener fede alla promessa: ricordate l’enigma del primo post? Quale potrebbe essere il dipinto più antico di Venezia? 🤔
Allora… tolti alcuni affreschi, che ogni tanto saltano fuori da un intonaco cadente (si pensi a quelli di Torcello appena scoperti per caso, risalenti al IX secolo), man mano che scoprivo la città, mi chiedevo quale fosse il dipinto più antico e se esistesse ancora.
Chi, per primo, a Venezia, appoggiò un pennello su una tavola di legno (dubito che esistessero le tele) per fare un quadro? 🧐
Ovviamente, avevo già visitato dei musei, e anche avuto la fortuna di vedere qualcosa di molto antico appena scoperto… ma non ero poi così certo delle risposte.
Fu un foresto a dipingerlo? Giotto per esempio; nel 1300 era a Padova, ma per fare affreschi… e poi Padova non era ancora veneziana, mm… 🤔
Forse un greco-bizantino? un Paolo Veneziano? o uno dei primi Vivarini del 1400?

Diversi lustri fa, me ne andavo a zonzo con Cristina, la mia compagna.
Per caso trovai un negozio di libri vecchi e rari mai visto prima.
Comperai una vecchia guida di Venezia e la sfogliai distrattamente seduto in un campo vicino. In una pagina aperta a caso, si accennava a una delle pitture più antiche di Venezia e all’Isola di San Biagio. Chiusi e non ci pensai più.
Ebbene, per scrivere i post di questa settimana, come sempre, sono andato in cerca di notizie e conferme sui miei libri, spesso ”vecchiotti”, ma senza molti risultati essendo la storia dei Stucky relativamente recente per Venezia.
Così ho cercato notizie direttamente sul luogo dove sta il molino, ossia l’Isola di San Biagio… Accidenti! Venezia è una sorpresa infinita! 🤩
San Biagio… Ho ricordato vagamente quanto letto quel giorno in quella vecchia guida ma ben fatta (1000 pagine 🙂). L’ho sfogliata e vi ho trovato che, dove ora sta il mulino, prima esisteva una chiesa con monastero, dove visse la Beata Giuliana di Collalto che morì nel 1262 nel convento, da lei creato: Chiesa e Convento di San Biagio e Cataldo (vedi immagine).
Dopo anni dalla sua morte, vi fu un miracolo (riporto quanto letto), uno dei tanti, in cui il suo corpo dimenticato fu ritrovato intatto nel piccolo cimitero del convento. Le fu ridata ”sepoltura” con una nuova cassa.
Poi, nei secoli, la chiesa e il monastero, anche se di una certa importanza e bellezza, finirono ad altri usi, mentre il suo corpo, dopo vari spostamenti, trovò riposo nella vicina Chiesa di Sant’Eufemia, sempre alla Giudecca.
Giovanni Stucky, comperò tutto il complesso dell’isoletta, donando parti della chiesa e del monastero alla vicina Sant’Eufemia: vedere le statue e il colonnato esterno. Poi, ci costruì sopra il molino.
Non giudicatelo!
C’erano gli invasori, le bombe, il colera, la pellagra, la gente quasi moriva di fame o nelle stive dei transatlantici in cerca di fortuna… molto di ciò che vedete in Italia è stato ricostruito 😉, a Venezia, per fortuna, meno che in altri posti.
(Una città dovrebbe poter decidere se essere tale o diventare un mero museo per il nostro piacere, tema sempre d’attualità… dov’è finito il sogno della Grande Venezia? Io ad esempio il Palace Lumiere, a Garden, glielo avrei lasciato fare, ma in fondo Voi gli avete fatto un piacere… non l’avrebbe mai visto comunque).
E la cassa della Beata?
Eh… ed è qui volevo arrivare!
La cassa costruita per contenere il suo corpo, una seconda volta, era stata dipinta all’interno da un anonimo, che la rappresentava assieme ai due santi titolari del complesso.
Oggi, questa preziosa opera esiste ancora, e si può ammirare al Museo Correr, (alcune vecchie guide la danno custodita dai Frati della Chiesa di Santa Agnese).
Quindi, concludo, uno dei primi dipinti su tavola realizzati a Venezia, intorno alla fine del 1200, potrebbe essere proprio questo, eseguito all’interno del coperchio della cassa.
Non ho una foto mia, e non vorrei incorrere in problemi di royalties, metto un link nei commenti per i più curiosi.
Ah! Dimenticavo…
Lo Stucky, dopo mezzo secolo di decadenza dalla sua chiusura di metà ‘900, ha subito un colossale restauro conservativo, forse uno dei maggiori eseguiti in Europa.
E – un po’ di gossip – ora è un hotel di lusso Hilton… sì: Barron Hilton, il grande magnate e filantropo degli alberghi, era il nonno della bella e intraprendente Paris. 😘
Ciao! 🙂🖐