Toccate ferro, perché coi post di questa settimana vorrei portarvi al cimitero. 😄

 

 

Parliamo dell’amena Isola di San Michele, il ”cimitero galleggiante”. (Devo cercare tra i libri chi l’aveva chiamato così).

Nell’immagine, ho cercato di cogliere la bellezza del ponte costruito sulla laguna nell’occasione del giorno dei morti un paio d’anni fa. Non accadeva da molti anni.

Inutile dirvi che camminare dalle Fondamenta Nuove fino all’isola su chiatte galleggianti quasi sprofondando nel blu, è stata un’esperienza unica.

Sfatiamo subito un mito, così mi levo anche un sassolino… Napoleone non inventò i cimiteri. A Venezia esisteva quello al Lido (ebraico) già da mezzo millennio prima di lui…

Fu lui però l’artefice di questo cimitero ”moderno” sorto dall’unione e poi espansione di due isolette, tra cui quella dei Camaldolesi, molto antica e densa di storia.

Considerata la sua storia recente, (ripeto che fu fatto costruire per volere di Napoleone a metà ‘800), ospita le tombe di molte persone illustri e straniere… chi ha detto che dopo la morte siamo tutti uguali? 🙂 Scherzo… sdrammatizzo visto l’argomento.

Domani un po’ di storia e qualche nota sui suoi ”ospiti” più illustri.

PS: dimenticavo una cosa importante! Ci sono le tombe di diversi culti religiosi, è un cimitero policonfessionale.

 

 

Ci siamo… secondo appuntamento sull’Isola di San Michele, il cimitero galleggiante di Venezia.

Lo spazio per i post è poco, e io vorrei raccontarvi moltissime cose. 😅

Partiamo dall’immagine, dove ho cercato di catturare quanta storia ci sia nel chiostro dell’antico convento dei Camaldolesi, poi, ricordo, unito all’isola per farne il cimitero.

Incantevoli i capitelli con fogliami scolpiti e le tombe monumentali, sotto al magnifico campanile (che non si vede) in cotto con decorazioni in ”marmo” bianco. Un posto incredibile, fuori dal tempo nel suo silenzio.

Ed è qui, su queste pietre, che passeggiava Fra Mauro, uno dei più grandi cosmografi e cartografi mai esistiti. Morì intorno al 1460, quindi lui stesso probabilmente vide ricostruire il complesso in quel nuovo stile ”curvilineo” che stava prendendo forma, poi consolidato nella capitale dal genio Codussi.

Fra Mauro… chi era? cosa faceva?

Anni fa, lessi su un libro che fu persino allertato di fare attenzione alla santa inquisizione, tanto erano perfette e introvabili le informazioni riportate nei suoi mappamondi.

Dicevano che potesse comunicare con l’aldilà, e, anche se frate, ai tempi la cosa non deponeva molto a suo favore nell’allontanare sospetti.

Ma per fortuna era in terra di San Marco, (cosa che un altro cosmografo (pisano) due secoli dopo non considerò appieno, rischiando il rogo) ed era pure protetto da massime eccellenze mondiali. I suoi mappamondi destinati all’élite costavano fortune.

Probabilmente era soltanto molto colto, intelligente e curioso. In grado di capire e discriminare quanto ci fosse di vero nel resoconto di un viaggio lontano di una galea, veneziana o straniera che fosse.

La cosa più immensa che ci rimane del suo lavoro di geografo, è il suo mappamondo del 1450 circa, ora conservato alla Biblioteca Marciana di Venezia.

Arte pittorica, conoscenze di rotte mercantili – anche atlantiche – cartografia, e tutto quello che c’era da sapere: lo stato dell’arte delle conoscenze geografiche del tempo, si fondono in questa opera incredibile.

Googlate Mappamondo di Fra Mauro, perché vale la pena anche solo sapere di cosa si tratta.

Concludo con una cosa che mi ha colpito: osservatelo bene: il nord e il sud, nell’accezione geo-politica come li conosciamo oggi, non esistevano 😄

 

Mi addentro tra i vialetti.
Mentre passeggio ripenso alla storia di questo posto.
Mi soffermo davanti a un portale gotico, dove si scorge la laguna, il mare… così vivo.
Fa uno strano effetto che non so spiegare.

Va bene… l’isola è stata ottenuta unendone due più piccole e ampliandole, di quella di San Michele ci rimane la stupenda chiesa col monastero, ma siamo sicuri che sull’altra isoletta non vi fosse nulla? Alla fine qui siamo a Venezia, dove ogni lembo di terra che esce dall’acqua ci racconta una storia.

Ed ecco, che come per l’isoletta dove sorgeva il Mulino Stucky, anche qui troviamo un passato d’arte e storia.

Isola di San Cristoforo: sparita dalle carte geografiche, ma la trovate citata in molti documenti storici, all’inizio persino come mulino a vento, poi ospizio, poi monastero ecc. anche qui la storia dell’isola si intreccia a quella di un Beato. A quella di una chiesa, che, stando alla ”descrizione di tutte le pubbliche pitture della città…” di Anton Maria Zanetti (1733) ospitava opere di immenso valore.

Una Madonna del Bassano, opere del Conegliano, penso si riferisse a Cima, e poi ancora diverse pitture dei Vivarini. Poi conclude il capitolo sulla chiesa con questa frase:

A mano finiftra nell’ufeir di Chiefa la palla con SS. Pietro, Paolo, e Girolamo è opera rara di Gio: Bellino del 1505.” 😍

(Gio: Bellino mi fa morire! Amo il libri antichi. E Venezia ne fu patria generosa, assai.)

 

 

Ma che ci sarà dietro a quel cancello? 🤔
Scopriamolo! 🤓

“Ehi! Tu! Occhialuto, dove vai?”
“Ti ho visto da fuori, figura ieratica. M’ha incuriosito il tuo portamento, la tua eleganza… ma chi sei?”
“Riposo lì!”
“Dove?”
“Lì!”
“Ma dove? Non capisco?”
“Lì… lì, sotto quella lapide tra le erbacce. Ma che sei? Stupido?!”
Allungo la mano trapassando il suo corpo.
“Ah! Ora capisco…”
Col piede, forse un po’ irrispettosamente, muovo alcune erbacce. Che fatica!
Appare un “zr ovnd” nascosto tra le foglie marce e il terriccio smosso da qualche roditore.
“Ho capito! So chi sei.”
“E tu, chi sei? Presentati!”
Gonfio il petto: “Beh, mi epiteto come Scrittore della Laguna, ma alla fine era solo un suggerimento per farmi trovare meglio, sai… mica tutti hanno un nome strano come il tuo.”
Sorride: “Strano?” Poi in un guizzo del sopracciglio, subito serio.
“Beh, particolare…”
Sorride di nuovo… dai, per un pelo.
“E te lo meriti?”
“Che?”
“L’epiteto lunghissimo che mi hai detto prima? L’ho già scordato”.
“Abbastanza da poterti ricordare di quella volta che da piccolo persi il capellino e tu me lo raccogliesti. Eri ben vestito, un elegante signore distinto. Io risi, avevi due borse della spesa piene di salumi e altre buone cose da mangiare. Eravamo in Piazza, tra le colonne di San Todaro e di San Marco”. Vediamo se si accorge dell’errore…
“Il leone, il leone… non il santo,” borbotta tra sé fissando a terra. Poi mi guarda: “Ma dici davvero?” Si passa la mano sulla barba ben curata.
“Ma va là, scherzo!”
“E come osi? Irriguardoso!”
“L’ho letto, ho letto da qualche parte persino cosa ti comperavi quando facevi la tua spesa mattutina.”
“Un libro su di me?”
“Eh! Li hai fregati tutti per benino. Son ancora lì che si arrovellano per capire che hai scritto in quei versi. Furbo…”
“Genio…”
“Può darsi. Sai… a uno studioso, un filosofo, che di certo non è un fascistone, gli è scappato che sei stato il più grande poeta del secolo.”
“Tutto qui?”
… !? …

Gli rispondo facendo spallucce, come fosse poca cosa.
“Dai, scappo, è stato un piacere Spirito di Ezra.”
“Attento a non inciampare nella tomba ingombrante lì di fianco, quando te ne vai.”
“Quale? quella ricoperta di fiori freschi?”
“Sì, proprio quella. Ma dimmi? C’è bisogno di fare tanto chiasso?”
“Invidioso? Lui i fiori freschi… tu le erbacce.”
“Beh, sai come si dice… l’erba cattiva non muore mai.”
“Sì, ma tu sei morto.”
Sorride sornione. Poi capisco: mi ha fregato: lui è eterno.

Sto fermo un attimo vicino alla tomba del russo. Anche qui la scritta è quasi illeggibile tanti sono i fiori freschi che la ricoprono.
“Ma?” Mi giro di scatto, qualcuno mi ha battuto sulla spalla.
“Ancora?!”
“Ma certo, e chi molesto? Oggi ci sei solo tu.”
Si liscia la barba: “Lo conosci?”
“Sì, ho letto qualcosa di suo.”
“Le poesie?”
“No, una roba tipo un racconto… Fondamenta degli Incurabili.”
“E tu la chiami roba? Signore della Laguna?” Scuote la testa.
“Scrittore…”
“Come ti pare.”
“Sai… ce l’aveva un po’ su con te…”
“Con quel fascistone di Ezra? Ma dai, che novità! Lascialo stare il russo, che magari era pure comun-”
“Non dirlo nemmeno! Con tutto quello che ha passato poveretto!”
“E io? Ne ho passate poche? E poi, a me nemmeno un Nobel! Scherzo… intanto beccatevi i miei cantos!”
“Beh, mi ripeto, per alcuni sei il più grande poeta mai esistito. Ma dimmi la verità: quei versi inarrivabili li hai scritti a caso o c’è sotto del genio?”
“Studiali!”
“Eh… grazie tante.”
“Chiedi al russo. Anzi, no, lascialo stare, vai là in fondo, dal Corvo.”
Sono io a sorridere questa volta. “Chi? Baron? Rolfe?”
Annuisce fissandomi con uno sguardo deciso, acuto, penetrante.
Faccio spallucce: “Almeno quello lo capisco.”
“Davvero?”
“Beh, sì, ho letto un suo romanzo. Tutto chiaro mi pare.”
“Quale?”
“Il desiderio e la ricerca del tutto.”
“Titolo un po’ impegnativo, che dici?”
“Beh, se non altro qualche copia l’ha venduta. Viveva come un poveraccio vagabondando per le calli e le chiese di Venezia.”
Ezra allarga la bocca, forse un sorriso.
“Perché sorridi?”
“Glielo hanno pubblicato dopo vent’anni che ha preso residenza su quest’isola!”
Mi schiaccio il viso tra le mani. Poi strofino. Su e giù.
“Che hai, giovane scrittore aspirante in erba?”
“Ho, che penso di avere compreso questa nostra conversazione-”
“Sì…”
“Questo dialogo impossibil-”
“Sìì…”
“Questo dialogo improbabile tra creature dell’ari-”
“Sìì, Savater, ottimo! Continua!”
“Io… io ci sono riuscito! Sto qui con voi.” Potendo lo abbraccerei stretto stretto, forte forte.
“Come no? Sei morto.”
“Sì,” mi guardo attorno, forse più estraniato del solito:
“Ma ce l’ho fatta!”

***

Scusate. Erano le 5 del mattino, è uscita così, di getto, d’un fiato.

Personalmente non credo ai successi postumi… li trovo poco personali. 😄

C’è tempo… c’é tempo per San Michele.

Spero che questo percorso vi sia piaciuto e, perché non, vi sia utile per un’eventuale visita.

Ne trovati altri, anche insoliti, sempre qui nel blog.

Ciao! 🖐🙂