Eccoci a un altro venerdì. Vi lascio a un estratto da La Organista (e a una mia foto 📸) visto che ci sto lavorando in questi giorni.
Ciao! 😘🎶


Il vaporetto è spento, le barche sono ferme, nessuno parla, persino i gabbiani tacciono.
Il silenzio è totale, quasi adimensionale, rotto soltanto dai flutti del Canalasso che si rompono sulle sponde di marmo, con un suono rapido e secco, come la risacca di un fiume.
I barcari, i tassisti, i turisti e i veneziani sui vaporetti spenti e sui pontoni. Le persone sulle rive, persino i gabbiani e i piccioni sui cornicioni dei palazzi…
Tutti mi stanno fissando, immobili, con uno sguardo accusatorio.
Arretro spaventata, sempre fluttuando sopra l’acqua. Poi mi giro e completamente in panico corro verso casa, sicura che anche lì sarò respinta.
Mi metto a piangere mentre ne visualizzo le grandi finestre gotiche.
Sto ferma, di fuori, ho paura d’entrare, di farmi vedere.
Sento che ho commesso qualcosa di deprecabile e per questo sarò respinta e allontanata, persino dai miei stessi affetti.
Guardo dentro il mio inconscio: appare il corpo di Tuan mentre emerge dall’acqua di quel buio e profondo canale.
Ma qualcuno apre la finestra: è il vecchio marinaio dalla barba bianca, lui che mi aveva dato un passaggio e che ho rivisto sull’isola degli esperimenti coi bambini. Ma che ci fa?
“Ciao Capitan Branchie,” gli sussurro mentalmente,
“felicissima di rivederti.”
Mi allunga la mano che prontamente afferro. Vengo trascinata all’interno della mia casa, come fossi un palloncino tirato per la cordicella.
Passo le braccia attorno al suo collo e lo stringo forte.
Profuma di colonia, mentre la sua folta barba sa di pipa.
Mi materializzo nel suo abbraccio, quasi in lacrime… “Sei papà, vero?”
Ma non risponde, si limita ad osservarmi amabilmente.
So che non lo farà, non dirà una parola, così appoggio la guancia al suo petto mentre inizio a canticchiare la Buree sentita poco prima.
Vorrei chiedergli il perché? il motivo di tutto questo? ma so benissimo che non avrò mai risposta.